Siamo rimasti solo voce

Siamo rimasti solo voce. Come la ninfa Eco, che a furia di consumarsi, per passione, finì col rimanere voce… eco di voce, eco della sua voce. Non abbiamo più peso, né corpo né vita, siamo soltanto voce. La voce che si spande nei canali della quotidianità, la voce rinchiusa, asserragliata a spurgare, incarcerata. La voce dai motel, la voce rimasta impigliata nella rete dei telefoni, delle strade, dei binari. Siamo rimasti Voce, senza più corpo, sul bordo della nostra gioventù, sull’orlo di come sarebbe dovuta andare. La voce delle serenate, che ci echeggiano nelle orecchie, e non ci lasciano in pace. Puniti dalla troppa passione, ci si è portati al punto di rimanere fermi davanti ai bivi. Allora ci è voluto il ritiro, l’impresa e l’epopea.
La voce è diventata la nostra divinità, il nostro nume.

Così inizia un bellissimo libro di Vinicio Capossela, Non si muore tutte le mattine (Universale Economica Feltrinelli, 2006).

Voglio far combaciare l’incipit di questo blog con quello di Vinicio per lasciare spazio alla voce, a quella compagna che ci tutela e conserva. Che ci riproduce.

Siamo rimasti voce e dobbiamo superare l’eco per tornare carne e pensiero.

Ilaria

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