Da Libero.it:
Chi dorme piglia pesci
Nasce online una comunità che raduna tutti gli Sleepers, ossia chiunque abbia un rapporto viscerale col sonno
Altro che morti di sonno: tra le braccia di Morfeo non si trova solo riposo, ma anche ispirazione e illuminanti intuizioni. Ecco perché, dai narcolettici agli insonni, gli Sleepers di tutto il web sono invitati a fare outing e a unirsi alla community creata da Misia Donati e Ilaria Silvuni, della quale loro stessi ci illustrano le caratteristiche.
Chi può legittimamente definirsi uno spleeper?
Ilaria: ognuno di noi può definirsi uno “sleeper” perchè il sonno rappresenta una fase fisiologica, quindi naturale e necessaria per la sopravvivenza di ogni singolo individuo. Uno sleeper “doc” vive il rapporto con Morfeo in modo passionale e cerca di non subire passivamente la fase “dormiente” della sua vita. Oltre a questa esigenza lo sleeper ha un’urgenza: raccontarsi e liberare visceralmente tutte le elaborazioni immagazzinate durante l’insonnia o il sonno profondo. Dormire può rappresentare una fase di completa assenza di partecipazione alla vita per molti di noi, ma uno sleeper sa che questo non è vero, almeno non completamente. Quindi, inquieto, cerca di aggrapparsi al ricordo del sonno per non esiliarsi troppo dalla veglia. Quando Misia mi ha chiesto di creare due frasi per stimolare i dormienti io ho scritto d’impulso: “E se il sonno fosse una forma di esilio dal mondo? E se l’insonnia fosse la paura di non poter tornare più dall’esilio?”. Questo è quello che mio chiedo io da sleeper.
Misia: l’idea di coniare il termine “sleeper” mi è venuta dopo la pubblicazione del mio romanzo d’esordio “Primi riti del dolce sonno” (Zandegù Editore). E’ la storia di tre ragazzi narcolettici (la narcolessia è una malattia primaria del sonno) che vivono la loro condizione non come una patologia, quindi un limite, quanto piuttosto come una possibilità di conoscenza e di espressione identitaria. Partendo da lì, ho capito che poteva esistere un modo diverso di guardare al sonno, non come a uno “stato” bensì come a un “atto”. La conseguenza di questa intuizione, visto che noi ci raccontiamo attraverso le azioni che compiamo o non compiamo, è anche il sonno può diventare una dimensione narrativa, forse persino più interessante della veglia perché priva di filtri e di mediatori sociali. A conforto della nostra tesi, di un sonno agito e non subito, è venuta poi la letteratura scientifica che Ilaria ha presto scovato e che testimonia come il sonno sia un momento di grande coinvolgimento per l’organismo, ci sono addirittura determinati tipi di cellule che proprio durante il sonno raggiungono il massimo della loro attività.
Da quali stimoli nasce l’idea di questo blog?
Ilaria: L’idea di questo blog è nata in modo assolutamente naturale dall’incontro con Misia. Avevo recensito il suo
“Primi riti del dolce sonno” e grazie a MySpace sono riuscita a instaurare un contatto diretto con lui. Parlando (spesso di notte) siamo arrivati alla conclusione che avevamo la stessa esigenza, la stessa urgenza: cercare di sviluppare il rapporto tra sonno e narrazione. Personalmente credo che ci sia molto materiale su cui lavorare perchè il sonno rappresenta la parte più autobiografica (e autocelebrativa) di una società e di ogni singolo individuo. Nulla di più intimo e di più vero come ciò che proviamo, viviamo durante il sonno o l’assenza di sonno. Dopo poche settimane di conoscenza virtuale ci siamo incontrati per stringere un patto: creare un gruppo di lavoro e una struttura in grado di accogliere stimoli e materiali per la narrazione. Abbiamo contattato amici e colleghi scrittori, case editrici e alla fine qualcuno ha creduto in noi.
Misia: il mio romanzo termina proprio con la frase “Noi siamo i Dormienti e questa è la nostra Legge…” che può considerarsi a tutti gli effetti l’inizio fondativo del blog.
Chiunque e in che modalità può partecipare alla costruzione del blog?
Ilaria: andando su http://thesleepers.wordpress.com/blog-collettivo si trovano le modalità di partecipazione al blog di TheSleepers. Misia rispondi tu che sei più sintetico di me!
Misia: il blog è aperto a tutti e raccoglie qualsiasi tipo di contributo a tema, dai frammenti poetici, alle prose, alle testimonianze, alle foto, ai video. Esistono vari livelli per collaborare, a seconda che uno voglia o meno assumersi la responsabilità di partecipare in maniera costante o occasionale. Quello che ci contraddistingue forse da altre esperienze è che noi operiamo, laddove necessario, un editing dei testi, per mantenere il più possibile alta la qualità dei materiali proposti. In questo, ci comportiamo più come una rivista che un multiblog.
Quanti hanno già aderito al progetto?
Ilaria: Abbiamo ricevuto contributi da una sessantina di bloggers e abbiamo già una quindicina di collaboratori fissi, tra cui autori editi che stanno facendo grandi cose in ambito letterario. Amici e colleghi giovani che (come spesso accade) grazie alla professionalità di editor e di case editrici medio/piccole hanno potuto pubblicare materiali assolutamente di qualità e necessari. Io punto sempre sul concetto di necessarietà in letteratura proprio perchè credo che si debba rispondere a delle esigenze, a delle urgenze e parlare, come cerca di fare TheSleepers, di qualcosa di ancora irrisolto a livello collettivo e individuale. Tra gli ingressi dei nostri collaboratori quello che più mi ha commossa è stato quello di Gabriele Dadati, uno che dovrebbe stare a pieno diritto nel famoso Olimpo degli eletti. Ma siamo ovviamente molto felici dell’interesse che ci hanno manifestato anche altri autori del calibro di Gianluca Morozzi, Laura Pugno, Roberto Tossani, Flavia Piccinni, e tutti gli altri che sarebbe troppo lungo elencare ma che è un onore avere con noi.
Come sono stati reclutati i collaboratori fissi?
Misia: Come dicevo prima, chiunque può diventare un collaboratore fisso, il nostro non è un club esclusivo. Anzi, speriamo di condividere con più persone possibili la nostra passione per la scrittura. L’unico requisito è che ci sia un reale interesse per il tema che trattiamo, per il resto le regole sono uguali per tutti. Quindi, non lasciatevi intimidire dai nomi che leggerete online e scriveteci pure.
C’è, all’orizzonte, l’idea di farne una pubblicazione cartacea?
Ilaria: Lo scopo di questo blog è la pubblicazione. Lavoro con i libri, per i libri e il mio sogno sarebbe quello di poter sfogliare il risultato dei nostri sforzi. Misia ed io abbiamo contattato e incontrato diversi editor per parlare del nostro progetto antologico e la risposta è stata a volte sorprendente. Ma non ci fermeremo solo al libro… abbiamo in mente qualcosa di speciale.
Misia: Come dice Ilaria, il desiderio di trasformare questo progetto in una antologia c’è sempre stato. E’ nato insieme al blog e al blog si è in qualche modo intersecato. Abbiamo infatti bandito un concorso letterario che scade a novembre e il cui bando si trova appunto online: l’idea è quella di raccogliere materiale dalla rete e di realizzare un’antologia che veda insieme autori già noti, autori come noi che si sono appena affacciati alla scena letteraria e perfetti sconosciuti, tutti uniti dall’interesse per uno stesso tema. Ovviamente, non possiamo promettere niente, lo scopo del concorso è solo quello di segnalare i racconti che riterremo più aderenti al nostro progetto ai vari editori cui ci rivolgeremo ; starà poi agli editori decidere a riguardo, ma la nostra disponibilità è garantita.
Il cattivo rapporto col sonno è una delle grandi emergenze sociali, che ne pensate?
Ilaria: Assolutamente sì, siamo in piena emergenza. La conferma arriva anche dalla quantità e dalla qualità del materiale che ci arriva dalla rete. I ragazzi sentono il bisogno di raccontarsi e trovano che parlare del sonno, di quello che avviene prima, durante e dopo, sia il modo più immediato per sfogarsi. La rielaborazione del vissuto avviene durante il sonno e, a mio avviso, per come viviamo, non abbiamo più la possibilità di metabolizzare ciò che immagazziniamo. Non vogliamo addormentarci perchè ci sentiamo in pericolo. Non vogliamo svegliarci perchè abbiamo bisogno di un esilio. Un motivo ci sarà… Misia ed io stima lavorando per scoprirlo. Una delle caratteristiche che ho voluto inserire nella strutturazione di questo progetto è stata la scientificità proprio perchè desidero analizzare in modo serio e approfondito questa emergenza sociale.
Misia: Credo che i problemi del sonno non siano altro che un riflesso di più ampi e stratificati problemi sociali. Ripeto, se il sonno non è uno stato ma un atto, come noi crediamo, allora non è certamente casuale che in questi tempi così confusi, precari e ansiogeni anche la qualità del sonno ne abbia risentito. E che ciò che cerchiamo di sedare e di reprimere durante la veglia si sprigioni con tutta la sua forza quando cadono inibizioni e barriere. Credo che per conoscere davvero una persona, a volte, per capirla davvero a fondo, invece che parlarci potrebbe essere più utile guardarla dormire.
Il miglior amico del sonno?
Ilaria: credo che sia l’amore. Non ho mai visto un bambino non riuscire ad addormentarsi sul petto della propria madre e se ci si abbandona al sonno con accanto il corpo di chi si ama è tutto molto più semplice. Il motivo: ci si sente protetti… chissà cosa succede se perdiamo coscienza chiudendo gli occhi!
Misia: credo che sia l’onestà. Se uno è onesto con se stesso, riesce spesso a capire l’origine di certi suoi comportamenti, e il sonno in un certo senso è una forma di comportamento. Non è casuale che alcuni disturbi del sonno, come l’insonnia, vengano curati spesso non con i farmaci ma con terapie comportamentali.
E il peggior nemico?
Ilaria: sto ancora cercandolo, ma nel mio caso specifico è il dolore fisico, cronico che mi impedisce di slegare le cime e allontanarmi con la barca dal porto. Se non si prende il largo durante il sonno si sbatte contro il molo anche se le onde sono dolci….
Misia: l”ipocrisia. Chi mente a se stesso da sveglio, dirà la verità nel sonno. E la verità, si sa, fa male.
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