Il ritorno del ritorno

ALLUMINIO E ACIDO

 

LA DUTTILITÀ DELLE FORME DELL’ABBANDONO

 

di Ilaria L. Silvuni

 

Una delle prime cose che s’incontra aprendo Alluminio è lo sguardo di Luigi Cojazzi: i sui occhi abbassati che non si riescono a raggiungere e quei piccoli segni attorno alla bocca che testimoniano la presenza costante di un sorriso per gli altri. È un’immagine utile a calmarsi dopo la tensione che si prova osservando quel pallone in copertina: un oggetto caro a tutti noi, un Tango che, visto da vicino, da simbolo di gioco e spensieratezza diventa Pietas moderna, minaccia. Luigi ha alle spalle esperienze in prima linea in Colombia come osservatore internazionale in zone di conflitto: giovanissimo, ha deciso di esplorare quei luoghi in cui l’impegno dell’individuo è ancora più indispensabile per la sopravvivenza. Ciò che accomuna la scrittura di Cojazzi all’Alluminio è la resistenza alla corrosione. Perchè né lui, né la sua storia vogliono abbassare la guardia di fronte a un destino pronto solo ad annientare la speranza di un cambiamento, di un ritorno. Il vociare attorno al campo, là dove non hai più nulla a cui aggrapparti, oltre il dolore, al di là dell’abbandono, si fa sempre più alto durante la lettura per poi finire strozzato in una moviola al rallentatore di un finale che isola completamente. L’immaginazione del lettore si pulisce dalle ossidazioni dei propri silenzi per riprendere l’attenzione, doverosa, nei confronti di un autore come Cojazzi. E ritorna l’abbandono per portarsi con sé la mancanza ma ritorna anche l’amore e il ricordo di una promessa. E ritorna il ritorno come in un cambio all’ultimo secondo a bordo campo. Per aspettare il goal decisivo, per lasciarsi andare e prepararsi ad attutire il colpo. Lo senti l’odore dell’alluminio e anche se prima di leggere questo libro non sapevi descriverlo. Lo riconosci. È pungente, è acido, ma lo puoi ancora a respirare.

 

 

Luigi Cojazzi

ALLUMINIO

Editore: Hacca, Halley Editrice

Pagine: 206

Prezzo:12 euro

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Il Carnevale di Stassi

Ogni racconto ha i suoi compagni di viaggio. E quando la storia scritta sulle rotaie di un treno si aggrappa all’amore e porta in Sud America tutto si amplifica, a partire dal desiderio di rivoluzione, di cambiamento. Rigoberto Aguyar Montiel è il nostro amico di viaggio e la sua Consuelo diventa il nostro sogno. Tra scorci di mondo e campeones stringiamo la Diosa de la victoria, le speranze che abbiamo perso. Affascinati e ossessionati da sempre dalle cose definitive, conserveremo con cura questo libro e, a grossi respiri, ci ritroveremo meno ossessionati dalla perfezione… e sapremo dove vogliamo arrivare.

vedi la copertina

Fabio Stassi

È finito il nostro carnevale

Editore: minimum fax

Il più dolce delitto

Un libro ossessivo ma assolutamente coinvolgente e costruito con la stessa energia che pompa, nelle vene di Giancarlo Onorato, il sangue del vero artista. Un ritmo serrato che coinvolge la stessa parola e, inevitabilmente, la lettura. In alcuni passaggi il desiderio sarà quello di tornare sui propri passi e di ripercorrere lo stesso sentiero che abbiamo lasciato alle spalle. Si inciamperà spesso nelle radici marce dell’illecito e del vizio, ma ci si rialzerà con il cuore in gola, cercando una donna abile nel trasformare le sue paure in sensualità: lei, che sembrava già oltre ogni cosa.

gianCarlo Onorato 

IL PIU’ DOLCE DELITTO

Editore: Sironi

Pagine: 320

Prezzo:16 euro

Il parco delle meraviglie

Non è facile sentire proprie delle storie lette. Ma quella della Battistella si fa nostra già dalle prime righe. E’ l’apparente disagio del lettore che avvicina al libro. La Battistella è bravissima nelle descrizioni dei luoghi, delle atmosfere e, soprattutto, nella caratterizzazione dei personaggi. Lo studio delle comparse e dei protagonisti della storia è quasi da scrittura teatrale e facilita il lavoro del lettore. Prepara; allena. Sarà per il DNA prelevato da una storia vera, sarà per la maniacale precisione dell’autrice, ma questo romanzo pretende di essere ascoltato.

Francesca Battistella

IL PARCO DELLE MERAVIGLIE

Editore: Statale 11

Pagine:251

Prezzo: 15 euro

Lei, che nelle foto non sorrideva

Identiche, sputate, ci dicevano. A me quel sputate non era mai piaciuto. Questo l’incipit del romanzo della Bomoll. Questo l’inizio del tutto. Della rieducazione, della rinascita di una delle due gemelle. Un romanzo struggente e che osa. Che vuol andare oltre la trama per raggiungere il riverbero della vita. Quel luccichio che accompagna, che ossessiona. In questo intimo e struggente romanzo il tempo scorre veloce tra destino e casualità. Senza scoprire chi realmente soccomberà, quale metà verrà oscurata, chi delle due verrà protetta. Lei, che nelle foto non sorrideva era la sua eredità. E nessuno glielo aveva mai detto.    

Cinzia Bomoll

LEI, CHE NELLE FOTO NON SORRIDEVA

Editore: Fazi

Pagine: 192

Prezzo: 13 euro

Suicidi falliti per motivi ridicoli

Nata da un’idea buttata giù su un tovagliolo, questa geniale raccolta di racconti aumenta la qualità delle antologie italiane. Tutto questo grazie all’intuito dei due giovani curatori – Gianmichele Lisai e Gianluca Morozzi – e alla bravura dei diciannove autori. Suicidi falliti per motivi ridicoli sta diventando un vero e proprio must letterario; dissacrante e provocatorio come l’intenzione di togliersi la vita. Come una corale sfida contro il destino, quest’antologia pretende di essere letta e si aggrappa al lettore strascinandolo nell’intimità e nella teatralità del suicidio.  Finalmente un’antologia diversa, nuova, da conservare. 

Aa. Vv.

SUICIDI FALLITI PER MOTIVI RIDICOLI

A cura di Gianluca Morozzi e Gianmichele Lisai

Editore: Coniglio

Pagine: 210

Prezzo: 13 euro    

Questo è il mio sangue

 Bologna la nera. Bologna il teatro perffetto per il noir d’autore. Bortolotti lo sa bene e  riesce a dipingere scenari inediti di questa città. Questo giovane scrittore si rivela essere un abile sceneggiatore di parole, sicuro e fermo nei suoi intenti. Inventarsi un personaggio come l’ex prete Walter Maggiorani anticonvenzionale, violento e pronto a incatenare il lettore non è così semplice. Il lettore si affeziona suibito al “Maggio” e alle dinamiche sottili e perfette che ruotano attorno a lui. La sofferenza si sente in tutti i personaggi, forte come il profumo di Cognac che esce sempre dalla bocca di Walter.  

Matteo Bortolotti

QUESTO É IL MIO SANGUE

Editore: Mondadori

Pagine: 262

Prezzo: 14 euro

Righi da leggere, righe da ascoltare

<< Dunque… Pisolo, Mammolo, Eolo, Cucciolo… Brontolo, […] il capo, come si chiama… Dotto.>> <<Vede? […] sono sei, ne manca uno.>> Si dimentica sempre il nano allegro, quello chiassoso, l’unico che ha un “difetto pregiato”. Notiamo solo le cose che non vanno e – come Brontolo – non accogliamo le occasioni: le incontriamo, le sfioriamo e così, senza neppure un motivo, le facciamo volare via. Un lungo racconto scritto pigiando i tasti di una macchina da scrivere a coda lunga, una di quelle da concerto per pianoforte solo. C’è del jazz tra le pagine del libro. Frasi corte ritmate, parole che ricordano i suoni e suoni che portano con loro le parole. Righi da leggere e righe da ascoltare. Sdraiati su qualcosa di morbido senza immedesimarsi troppo nei cinque personaggi di Bollani. Quattro uomini e una sola Lei – estratto puro di donna – che vivono la loro quotidianità inconsapevolmente, come in un girotondo… e alla fine “tutti giù per terra”… rimangono solo le loro piccole storie intrecciate con maestria dalle dita sottili e veloci del compositore di parole. Mani esperte da burattinaio che muovono i fili del destino dei suoi personaggi all’interno di uno schema narrativo predefinito. Una scenografia moderna che si sviluppa come un groviglio di sentieri all’interno di una foresta quasi fatata. Tante pause che prendono l’anima di brevi racconti che ricordano quelli ascoltati da bambini. Per comprendere e per imboccare il giusto sentiero. Pause fatte di rime e filastrocche. Bocconi di storie intrise di verità, strato dopo strato. Grazie a Stefano Bollani impareremo a conoscere il potere della punteggiatura del silenzio, strumento indispensabile per comprendere quello che il dialogo o il semplice ascolto non riescono a raccontarci. E afferrando uno dei palloncini venduti dal signor Sbatocci – sotto un timido cielo grigio di città – diremo “mi viene in mente sono Gongolo… gli altri sei nani non li ricordo” e vedremo questa bella storia che forma un cerchio, poi un otto, poi una spirale. Perché la bravura di Bollani sta nell’aver creato una storia senza fine, dinamica e malleabile. Dove finisce il lavoro dello scrittore inizia quello del lettore, la sua personale ricerca della risposta. Alla fine dei conti, è sbocciata una mattinata piuttosto grigia sotto un cielo movimentato costellato dalle orme dei cinque personaggi e un mazzo di palloncini colorati è rimasto sospeso tra un polso e l’asfalto. Chiuderemo il libro e ci renderemo conto di aver appena finito di leggere una nota a latere della storia dell’uomo, della nostra piccola storia.

Stefano Bollani

LA SINDROME DI BRONTOLO

Editore: Baldini Castoldi Dalai

Pagine: 88

Prezzo: 12 euro

United stories of America

Affidarsi al fiuto degli editor americani del magazine Granta è “cosa buona e giusta”, almeno per farsi un’idea corretta della realtà della letteratura made in USA. Ok la scrittura americana sembra sempre essere un po’ ipercostruita, ma sembra che qualcosa stia affondando (forse l’idea stereotipata di middle class che ci siamo fatti?). La massa d’acqua alzata dal relitto sta facendo riemergere qualcosa di interessante: il profilo di una scrittura corale dai tratti somatici molto più simili ai nostri. Forse è solo un’illusione ottica, ma alla fine quel che ci fa sorridere è l’idea che dall’altra parte dell’Oceano qualcuno stia provando a fare qualcosa di diverso senza troppi effetti speciali.

Aa. Vv.

UNITED STORIES OF AMERICA

21 scrittori per il 21° secoloEditore: minimum faxPagine: 421

Prezzo:  12 euro

La manutenzione della carne

 Ventiquattro narratori (gay, etero, trangender e bisex) che si uniscono per la prima volta in Italia in un’antologia erotica omosessuale. Il risultato è una curatissima scatola di carta che contiene passione, carnalità, sensorialità pronta per essere aperta e avvicinata al petto. Perchè la carne è santa! E deve essere venerata, parola di Verlaine. E allora proviamo a ribaltare e a mettere in discussione quei fastidiosi luoghi comuni legati alla pornografia. Lo sforzo è necessario, ma ne vale la pena: tra l’impudente e l’impudico nascerà in noi, fortissima, la voglia di leggere il prossimo racconto. Alcuni testi parranno slabrati, altri troppo urlati, ma ci porteranno in sentieri mai percorsi per conoscere mondi decisamente interessanti.  

Aa. Vv.

LA MANUTENZIONE DELLA CARNE

a cura di Antonio Veneziani

Editore: Coniglio

Pagine: 206

Prezzo: 14 euro

Cari esordienti, adesso vi vediamo

Secondo Carla Benedetti (www.ilprimoamore.com) – uno dei più stimati critici letterari italiani – bisognerebbe chiedersi che cosa nella scrittura sia morto e cosa sia vivo. Osservando le ultime proposte editoriali italiane, spicca per vivacità (e ottima salute) l’antologia di racconti curata dal bravo Mario Desiati Voi siete qui: sedici esordi narrativi che testimoniano la volontà dei giovani autori di mantenere viva la letteratura stimolando l’unico mezzo con cui essa può pensare almeno di sopravvivere: la lettura. Che stia finalmente finendo quella condizione che Desiati definisce “l’era della disoccupazione intellettuale”? Forse siamo agli sgoccioli, perché Voi siete qui dimostra che gli editori stanno puntando sul talento, a prescindere dal curriculum vitae e dal nome da pubblicare. Qualità e novità, dunque. La casa editrice romana Minimum fax ha voluto osare e – rischiando – ha presentato un’antologia estremamente interessante: dopo lunghi mesi di ricerca tra le pagine delle riviste letterarie cartacee e on line ha raccolto quei segnali di cambiamento qualitativo e di novità che galleggiavano nel mare magnum letterario. Tutte testimonianze sullo stato dell’arte – come dire questo è il punto a cui siamo arrivati, noi ci siamo e ci facciamo leggere – una carrellata che riprende le tante pagine di racconti scritti in quei pochi luoghi rimasti per esordire. Scrittori anche giovanissimi, usciti da pochi anni dalle aule dei licei che sanno come muoversi, sicuri, maturi e puliti, che sanno raccontare qualcosa anche se non parlano della loro vita (caratteristica e classica tendenza degli esordienti). Innamorati cronici della parola che sanno utilizzare la difficile forma del racconto trasformandolo in una serie di frame pop, in reportage di cruda cronaca locale, in narrazione visionaria, in scrittura elegante e sicura. E si ritrovano le provocazioni (messe al posto giusto con intelligenza) e ritorna il buon gusto (finalmente!). E il divertimento (che si sente) che regna sovrano dietro alla fatica letteraria. Tutto quel che basta per scuotere gli animi dei lettori che si erano assopiti con il romanzo da 800 pagine comprato l’estate scorsa e non ancora terminato. Racconti leggeri ma che non richiedono leggerezza per essere letti. Spartiti che, suonati correttamente dal lettore, non presentano alcuna stonatura. Stili presenti e attitudini da far crescere: voi, cari giovani esordienti, siete qui. Adesso vi vediamo, ma non spegnete la luce!