Nessuno me lo spiegò, ma lo feci.
Alla fine portai a termine il mio piano seguendolo alla lettera e pensare che l’11 ottobre del 1978 ero ancora analfabeta. Quello che dovevo fare era crescere e aumentare la complessità del mio corpo. Tutto molto semplice. Infatti ci riuscii. Feci solo il mio dovere, ma nessuno, quel giorno, mi disse bravo. Cosa ne sapevo io che dovevo spartirmi il banchetto con lui. Lo ripeto: nessuno ebbe il buon senso di avvisarmi. Comunque gli regalai il palcoscenico e lo feci uscire per primo. Era perfetto. Mia madre lo diceva sempre, eppure lei non lo vide mai. Più perfetto di me. Più perfetto del mio piano omicida.
Forse l’ho ucciso, ma lui non è mai nato. L’11 ottobre del 1978 mi rubarono il nome. Io mi chiamo Gabriele, e non sono mai morto.
(Incipit di un racconto che sto terminando)
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